Jacques Lacan, Ancora.

"l'inconscio non è che l'essere pensa, l'inconscio è che l'essere, parlando, gode, e, aggiungo, non vuole saperne di più.
Aggiungo anche che questo vuol dire non sapere assolutamente niente".


J. Lacan, Il Seminario XX, Ancora.


3 nov 2011

Intervista ad Antonio Di Ciaccia sul Seminario XX "Ancora" di Jacques Lacan.

Curioso l'aforisma lacaniano “non c’è rapporto sessuale”...

     Ognuno di noi sa fin troppo bene che tra noi e i nostri partners le cose vanno e non vanno, le aggiustiamo e le soffriamo, a volte cerchiamo di far finta che tutto vada bene e a volte, anche senza volerlo coscientemente, le mandiamo in malora. Che cosa si viene a raccontare a uno psicoanalista? La risposta di Freud è ancora e sarà sempre attuale: si viene a raccontare il sintomo, ossia ciò di cui si soffre. Il sintomo impianta le sue radici nelle cose dell’amore e del lavoro - Liebe und Arbeit, come diceva Freud - che sono i due binari su cui corre. Parlare di sintomo nelle questione dell’amore e del lavoro vuol dire che l’essere umano non è sempre d’accordo con sé tra quel che fa e quel che vuol fare e non trova un accordo con il partner che ha e quello che vorrebbe. Quando Lacan dice che non c’è rapporto sessuale non si riferisce agli atti sessuali. Tutti sanno che ce ne sono a iosa. Vuol dire che, fondamentalmente, nella relazione tra due persone, ognuno, quando gode, gode dalla propria parte, con il proprio corpo, vuol dire che, per godere, ci si serve sì del proprio fantasma, delle proprie fantasie, ma queste, anche quando coincidono con quelle del partner, vanno per i fatti loro. Tra l’uomo e la donna, insomma, c’è qualcosa che fa ostacolo strutturalmente. Come ce la caviamo allora? Con l’amore, il modo che gli umani hanno per supplire al fatto che “non c’è rapporto sessuale”. Solo che non sempre l’amore si accorda con il desiderio sessuale, né il desiderio con il godimento. Tutto ciò dà quelle variazioni che fanno soffrire anche se non possiamo farne a meno.

La parola d'amore è solo un’illusione?

    Nella parola d’amore si realizza un godimento che non è un’illusione. Certo, il termine “amore” deve essere declinato. Prendiamo l'amore dei genitori per i figli. Si tratta certo di vero amore. Tuttavia quante volte si scopre che il genitore ama il figlio solo a condizione che il figlio risponda alle sue aspettative, all’immagine che si è fatto di lui. Ancora: quante volte una persona, che ama profondamente un’altra, scopre di amare, in quest’altra persona, solo qualcosa di sé che vede in lei, o un tratto di un padre o di una madre?















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