Jacques Lacan, Ancora.

"l'inconscio non è che l'essere pensa, l'inconscio è che l'essere, parlando, gode, e, aggiungo, non vuole saperne di più.
Aggiungo anche che questo vuol dire non sapere assolutamente niente".


J. Lacan, Il Seminario XX, Ancora.


26 gen 2011

Segreteria SLP RIMINI: Intervento pronunciato in occasione della giornata in preparazione al Convegno di Torino 2010 “DALLA PARTE DELL'INCONSCIO”

È possibile un’istituzione psicoanalitica dalla parte dell’inconscio? M. Antonella Del Monaco Inizio con una premessa: per me, il significante Scuola racchiude in sé un valore agalmatico; veicola e localizza il mio desiderio per la psicoanalisi, per la Scuola, quella che Lacan, ha fondato in una posizione di solitudine rispetto alla sua relazione con la causa analitica. Per questo la mia riconoscenza va in primo luogo, a “quello sparuto gruppetto” di suoi allievi, che creando l’ECF, ha scelto di continuare con la Scuola e con la passe cercando“di dimostrare che questi concetti sono parte integrante del suo insegnamento e che toglierli significa misconoscerne completamente la sua logica.” È esclusivamente a partire da questo mio desiderio per la Scuola di Lacan che ha origine questo mio lavoro. **** Coordinate teoriche di questo lavoro: 1. Marco Focchi, Dalla parte dell’inconscio. 2. J.-A. Miller, La scuola di Lacan, in Delucidazioni su Lacan, Antigone edizioni, 2008. 3. J.-A. Miller, Seminario di politica lacaniana, in Appunti N: 59,62,66,67,69. Marco Focchi, Presidente della nostra Scuola, introducendo l’argomento del prossimo Convegno che si terrà a Torino, Dalla parte dell’inconscio, precisa che si tratta di un tema “essenzialmente politico”, in quanto pone una linea di demarcazione tra – “un al di qua” - la posizione, la scelta della Scuola, della psicoanalisi, di collocarsi dalla parte dell’inconscio e – “un al di là” - “i funzionari della normalità”, che mirano a forcludere il soggetto. Mi sembra, che“il politico” sia così posto, nel marcare la diversa posizione, la contrapposizione fra il discorso psicoanalitico e il discorso del padrone. Il primo logicamente attribuito alla Scuola, il secondo posto d’emblée al di fuori di essa. Con questo mio intervento – a partire dai due testi che ho lavorato e dalla situazione che la nostra Scuola attualmente sta attraversando – vorrei portare ed interrogare la questione politica, “all’interno” dell’istituzione: “in che rapporto si trova l’istituzione, per struttura, con il discorso psicoanalitico e con il discorso del padrone? Detto in altro modo: È possibile un’istituzione psicoanalitica dalla parte dell’inconscio? Un’istituzione che favorisca o per lo meno non metta ostacoli al discorso psicoanalitico? È una domanda che si impone, a livello della logica, che mi sono posta e vi rimando, limitandomi, oggi, a mettere in evidenza solo alcuni elementi: 1. “La carriera di Lacan”, così come la ricostruisce JAM nel Seminario di politica lacaniana; 2. gli atti posti da Lacan; 3. quanto scrive Miller in La scuola di Lacan: “L’istituzione psicoanalitica è una formazione antinomica rispetto al discorso psicoanalitico”. 1. “La carriera di Lacan”. Ne riprendo brevemente le scansioni: - nel ’53 avviene la scissione della Società psicoanalitica di Parigi: Lacan se ne va ed è fuori dall’IPA. - Entra a far parte della Società francese di psicoanalisi. Anni dopo la SFP chiederà l’ammissione all’IPA e dal ’59 sarà supervisionata dall’IPA. - Nel ‘63 la scomunica – una direttiva dell’IPA riguardante la SFP- gli proibisce di “sostenere la qualifica di analista didatta”, cioè di formare degli psicoanalisti. - Nel ’64 fonda l’Ecole Freudienne de Paris. - Nel ’67 la sua Proposta della passe viene rifiutata dagli A.E. e A.M.E della Scuola. - Verrà accolta nel ’69 quando la proporrà all’insieme della Scuola, facendo votare anche i non-analisti. Un numero considerevole di notabili se ne andrà. - Nel ’80 vi è la dissoluzione. - Nel ’81 lo scacco a formare una nuova Scuola, lo costringe ad adottare l’Ecole de la Cause freudienne. Mi chiedo: Che cosa, in questa sequenza di avvenimenti, è riconducibile alla struttura stessa dell’istituzione psicoanalitica? Che cosa si contrappone alla struttura del discorso psicoanalitico e vi mette ostacolo? ***** 2. Dal 1953 al 1963 – conseguentemente al suo uscire dalla SPP - inizia il suo insegnamento all’insegna “del ritorno a Freud”, che mira a ristabilire il modo di intendere la psicoanalisi. A partire dal ’63 Lacan “affronta le conseguenze istituzionali del suo insegnamento” - il suo insegnamento va a delineare un certo tipo di istituzione- “e dà al suo insegnamento delle conseguenze a livello d’istituzione” : un nuovo tipo di associazione, la Scuola; un nuovo modo di lavoro, il cartello; la passe, con la quale propone una nuova definizione dello psicoanalista. “Non è facendo la politica spicciola che si diventa Analista della Scuola, ma facendo la propria analisi. [..] essere in vista, essersi dati da fare per la diffusione della psicoanalisi, sono cose che non conferiscono alcun merito al fine di diventare Analista della Scuola. Lacan è riuscito a sostenere così l’istituzione. Si può davvero dire che una tale istituzione favorisce il discorso psicoanalitico, e quindi favorisce l’analisi.” Potremmo quindi dire che ha creato un’istituzione dalla parte dell’inconscio. Perché ad un certo momento qualcosa vi si oppone? E che cosa? Miller ci fa notare la posizione di Lacan, come egli consideri gli eventi del ’63 come conseguenza di una deviazione all’interno della psicoanalisi, generata dalla convinzione che si possa sapere in anticipo che cos’è un analista, che in campo psicoanalitico non si possa produrre niente più del conformismo. La deviazione è legata al fatto che nell’istituzione c’è un sapere, l’IPA SA che cos’è la psicoanalisi, che cos’è un analista e ne impone l’ortodossia. La risposta di Lacan sarà pertanto, sostituire le Società con la Scuola, ovvero, un’istituzione che ha la particolarità di non sapere che cos’è un analista. Ne scaturiranno 2 conseguenze: l’apertura al non-analista, come avviene nel cartello e la trasformazione di quest’ignoranza in lavoro: la passe. Crea quindi un’istituzione più consona alla struttura dell’inconscio: c’è un buco nel sapere, c’è nel sapere qualcosa che non si può sapere, che è il sapere inconscio. Vorrei ora soffermarmi sulla doppia valenza della passe, così come Miller la mette ben in evidenza: la passe permette di includere nell’istituzione una mancanza: “Un istituzione che include la passe si costituisce intorno ad una mancanza, intorno all’ A barrato, intorno ad un non-sapere che Lacan ha chiamato Scuola.” la passe permette di includere nell’esperienza analitica l’istituzione: “La passe, inoltre, insedia l’istituzione psicoanalitica nel cuore stesso dell’esperienza psicoanalitica” , perché l’analizzante parla della propria analisi ad un’istanza della Scuola. Dopo la scomunica del’63 Lacan opera una disgiunzione: “ha considerato di poter scindere la scoperta dell’inconscio, la psicoanalisi da una parte, e dall’altra l’IPA”. Rompe l’identità, l’equivalenza, Psicoanalisi – IPA, disgiungendo la psicoanalisi da quest’ultima. • PSICOANALISI = IPA o PSICOANALISI ≠ IPA Disgiunzione che avverrà ancora nel ’69 – a seguito dell’opposizione alla sua Proposta della Passe. Lacan constata che la Scuola non si riconosce nella finalità che la passe realizza: “C’è la psicoanalisi, e c’è la Scuola, e soprattutto non confondere le due. La finalità, è la psicoanalisi, la Scuola non è che un mezzo…” • PSICOANALISI ≠ SCUOLA “non è che un’associazione come le altre” , “fatta di persone fisiche con le quali occorre negoziare” . ***** 3. È interessante notare come Miller per collocare al posto giusto la parola “istituzione” la metta in articolazione con l’espressione “destituzione soggettiva”. Egli sottolinea come ogni istituzione sia un tentativo di stabilire un Altro in cui il soggetto possa trovare un posto e come i soggetti analizzanti/ti percepiscano maggiormente la mancanza ad essere, aspirando, ancor di più ad avere un posto nell’Altro. “[…] non sapendo che cos’è l’analista si desidera ancor più lo statuto di membro, segretario, presidente”. Rispetto a questo punto, aveva precedentemente ipotizzato che “come fondamento […] che domina tutta la questione istituzionale della psicoanalisi [si trovi] la formula che l’analista non esiste.” “Il significante analista è strutturato come il significante di A barrato(A).” Così come aveva precisato che con la fine dell’analisi si produce il disessere dell’Altro. È in rapporto a questi elementi, è in questo senso che va la sua affermazione? “L’istituzione psicoanalitica è così una formazione antinomica rispetto al discorso psicoanalitico: questo è un fatto. È anche un fatto che ogni gruppo psicoanalitico è una difesa contro il discorso psicoanalitico.” Per concludere qualche riga dopo: “Bisogna assumere il fatto associativo come una conseguenza del discorso psicoanalitico. ” , Psicoanalista membro SLP. J.-A.Miller, La Scuola di Lacan,in Delucidazioni su Lacan, Antigone Edizioni, 2008, p.342. Ibidem, p.334. J.-A. Miller, Seminario di politica lacaniana, in Appunti N°66, p.2. J.-A.Miller, La Scuola di Lacan,in Delucidazioni su Lacan, Antigone Edizioni, 2008, p.337. Ibidem, p.341. Ibidem, p.336. Ibidem, p.336. J.A.Miller , Seminario di politica lacaniana , in Appunti n°59, p. 16 J.Lacan, L’adresse du juri, in Sem. di politica lacaniana, in Appunti n° 66, p. 11 J.A.Miller , Seminario di politica lacaniana , in Appunti n°66, p. 12. J.Lacan, L’adresse du juri, in Sem. di politica lacaniana, in Appunti n° 66, p. 11 J.-A.Miller, La Scuola di Lacan,in Delucidazioni su Lacan, Antigone Edizioni, 2008, p.334. J.-A.Miller, La Scuola di Lacan,in Delucidazioni su Lacan, Antigone Edizioni, 2008, p.332. Ibidem, p.333. Ibidem, p.334.

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