Jacques Lacan, Ancora.

"l'inconscio non è che l'essere pensa, l'inconscio è che l'essere, parlando, gode, e, aggiungo, non vuole saperne di più.
Aggiungo anche che questo vuol dire non sapere assolutamente niente".


J. Lacan, Il Seminario XX, Ancora.


17 gen 2011

IL BAMBINO E LE FAMIGLIE recensione di Maria Rita Conrado presente sui siti: http://www.ilcortile-consultorio.it; http://www.psicologiutili.it

Il bambino e le famiglie è un testo variegato e complesso ma agile e stimolante. E’ un testo che non si rivolge solo agli “addetti ai lavori” ma al mondo della cultura e, in definitiva, alle famiglie stesse per la sua vivace chiarezza e per la sintesi puntuale che non manca mai il bersaglio del rigore d’indagine psicoanalitica. Tale volume, secondo della collana promossa dall’Antenna di Rimini, si propone di articolare con l’attualità ciò che il testo di Jacques Lacan I complessi familiari indaga e, per certi versi, preconizza in merito alla crisi che attraversa la famiglia contemporanea e alla nascita delle nuove forme familiari. Il bambino e le famiglie si apre con una tavola rotonda intitolata “Il padre fra sacro e profano” a cui sono intervenuti: Giovanni Roseo, a cui il volume è dedicato; il Vicario Generale della Diocesi di Rimini, Aldo Amati, che affronta lo statuto della paternità di Dio dall’Antico al Nuovo Testamento; lo studioso di arte sacra e simbolica Alessandro Giovanardi che, per articolare il tema della paternità nell’arte sacra, commenta tre opere del Maestro di Faenza e due di Giovanni Bellini e dei suoi allievi; il direttore d’orchestra Paolo Olmi che discute la figura e il concetto di paternità nella drammaturgia del teatro d’opera; lo psicoanalista Pierre-Gilles Gueguen che puntualizza il concetto di funzione paterna secondo Freud e Lacan. In tale tavola rotonda, in un confronto fecondo tra teologia, arte sacra, musica e psicoanalisi, come scrive Antonio Di Ciaccia viene “affrontata la questione – de I complessi familiari - dal lato del padre: la sua figura, la sua funzione, il suo statuto, la sua stessa esistenza e non esistenza, la sua incarnazione o il suo rigetto nell’essere umano”. Il volume prosegue con cinque lezioni “magistrali” di Esthela Solano-Suarez, Massimo Termini, Virginio Baio, Lilia Mahjoub e Pierre-Gilles Gueguen, in cui I complessi familiari viene commentato in prospettiva con il successivo insegnamento di Lacan, fino agli avanzamenti intorno all’elaborazione de “I nomi-del-padre” e alla clinica borromea posto in dialettica con le nuove morfologie che oggi la famiglia e le nuove forme del disagio infantile e adolescenziale assumono. Una terza parte, intitolata “Al giorno d’oggi” esordisce con un caso clinico trattato presso il Centro Psicoanalitico per la Consulenza e la Terapia (CPCT) di Parigi, dedicato alla funzione di “taglio” che il trattamento analitico può operare tra una madre e una figlia laddove la funzione paterna è risultata inoperante. Segue un testo di Massimo Termini dedicato all’Amleto, che tratta dell’emersione del desiderio soggettivo tra inibizione e lutto dell’identificazione al fallo. Conclude la terza parte un testo di Lilia Mahjoub in cui I complessi familiari viene riconsiderato alla luce della caduta dei significanti padroni e dell’ascesa allo zenit dell’oggetto a, posizione in cui lo stesso bambino può sempre più spesso ritrovarsi. Nella quarta parte, brevi ma stimolanti contributi di Marianna Matteoni, Loretta Biondi, Gabriele Pazzaglia, Antonella Del Monaco e Loredana Zani affrontano: l’autismo tra la psicopatologia delineata da Lacan nei Complessi e l’attualità della discussione sulle tecniche terapeutiche svincolate da un’etica del soggetto; l’irriducibile della trasmissione tra genitori e figli nell’analisi più breve che Freud abbia condotto, quella di Gustav Mahler; la maniera in cui l’Edipo si sostanzia o meno, nelle famiglie odierne, come organizzatore psichico dello sviluppo; le funzioni genitoriali che nella famiglia di oggi non trovano più in chi incarnarsi o che vanno in “tilt”; la tossicomania, che mette in scacco il rapporto con l’Altro e con l’inconscio tramite un oggetto tirannico e la posta in gioco nella direzione della cura. Il volume si conclude con un approfondimento teorico di Raffaele Calabria dedicato all’”Io attraverso gli schemi ottici utilizzati da Lacan”. Nell’ipotesi finale, ovvero che “l’io è il luogo per eccellenza dell’immaginario, il cui annodamento col simbolico ed il reale è concepito da Lacan come la prima, fondamentale ed imprescindibile articolazione della scoperta freudiana”, potrebbe riconoscersi il senso del posizionamento di tale contributo a coronamento del volume e il punto di congiunzione con l’inizio, dedicato al padre e alla funzione paterna: come se il nodo con cui i tre registri, reale, simbolico e immaginario, si articolano rappresentasse quel “Nome-del-Padre”, di cui si può fare a meno solo servendosene, che fonda l’etica e la pratica della psicoanalisi di orientamento lacaniano.

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